Cedolare secca 2025: quando e come pagarla

La cedolare secca si conferma anche per il 2025 come un regime fiscale opzionale di grande rilevanza per i proprietari di immobili ad uso abitativo. Introdotta nel 2011, questa opzione semplifica ...

La cedolare secca si conferma anche per il 2025 come un regime fiscale opzionale di grande rilevanza per i proprietari di immobili ad uso abitativo. Introdotta nel 2011, questa opzione semplifica la tassazione dei redditi da locazione, offrendo un’alternativa all’IRPEF con aliquota fissa. Le novità per il 2025 riguardano principalmente la tassazione degli affitti brevi e l’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (CIN).

Cos’è la cedolare secca e i vantaggi principali

Come detto in precedenza, la cedolare secca è un regime di tassazione sostitutiva che semplifica il pagamento delle imposte sui redditi da locazione. Si applica a contratti di locazione di immobili ad uso abitativo, inclusi quelli locati per brevi periodi (affitti brevi) ma non a immobili ad uso commerciale.

Essa rappresenta un’opzione fiscale vantaggiosa sia per il locatore che per il locatario, poiché semplifica notevolmente la gestione degli affitti e può essere esercitata alla registrazione del contratto o negli anni successivi, entro il termine per l’imposta di registro. La comunicazione all’inquilino è obbligatoria.

Per il locatore, i benefici principali includono una semplificazione burocratica, dato che la cedolare sostituisce diverse imposte (IRPEF, addizionali, imposta di registro e di bollo) con un’unica imposta fissa, e una convenienza economica, poiché l’aliquota fissa risulta spesso più vantaggiosa rispetto alla tassazione IRPEF, specialmente per i redditi più alti. Inoltre, il locatore ha la possibilità di rinunciare agli aumenti ISTAT, garantendo una maggiore stabilità del canone. Inoltre, optando per la cedolare secca, si rinuncia alla possibilità di detrarre eventuali spese sostenute per l’immobile (ad esempio, spese di manutenzione).

Per il locatario, i vantaggi si traducono per l’appunto in canone di locazione fisso, il che facilita la pianificazione delle spese, e in una maggiore disponibilità di immobili sul mercato, poiché questo regime incentiva i proprietari a mettere a disposizione le loro proprietà. In sintesi, promuove un rapporto di locazione più trasparente e prevedibile, con benefici concreti per entrambe le parti coinvolte.

Differenze tra cedolare secca e canone concordato

La differenza principale tra cedolare secca e canone concordato risiede nella loro natura: la cedolare secca è un regime fiscale, mentre il canone concordato è una tipologia contrattuale.

In altre parole, la cedolare secca è il modo in cui vengono tassati i guadagni derivanti dall’affitto di un immobile, mentre il canone concordato è un tipo di contratto di locazione a tutti gli effetti che prevede un canone di affitto inferiore rispetto al mercato libero, stabilito in base agli accordi territoriali tra le organizzazioni dei proprietari e degli inquilini.

La prima è un’opzione che il proprietario può scegliere per pagare le imposte sui redditi da locazione, mentre il secondo è una tipologia di contratto che, se adottata, permette di beneficiare di un’aliquota ridotta della cedolare secca (10% anziché 21%) e di altre agevolazioni fiscali, che possono variare a seconda del comune di residenza, come la riduzione dell’IMU e per l’inquilino di alcune detrazioni. La durata standard di un contratto a canone concordato è di 3 anni, con la possibilità di rinnovo per altri 2 anni.

Le aliquote della cedolare secca 2025

Anche per il 2025 le aliquote 2025 della cedolare secca rimangono le seguenti:

  • 21% per i contratti di locazione a canone libero.
  • 10% per i contratti a canone concordato in comuni ad alta tensione abitativa o per studenti universitari.
  • 21% per il primo immobile destinato ad affitti brevi.
  • 26% dal secondo al quarto immobile destinato ad affitti brevi.

Le principali novità per l’anno in corso riguardano gli affitti brevi. Per questa tipologia di affitti è prevista un’aliquota differenziata. Dal secondo al quarto immobile destinato ad affitti brevi, l’aliquota sale al 26%. Oltre il quarto immobile, l’attività è considerata imprenditoriale e richiede partita IVA. Inoltre, è stato introdotto l’obbligo del CIN (Codice Identificativo Nazionale), un codice che identifica univocamente gli immobili destinati ad affitti brevi e che deve essere esposto negli annunci online e comunicato agli ospiti, per contrastare l’evasione fiscale.

Le scadenze e le modalità di pagamento della cedolare secca

Il pagamento della cedolare secca avviene tramite acconto e saldo. L’acconto prevede una prima rata (40%) da pagare entro il 30 giugno (o 30 luglio con maggiorazione 0,40%) e una seconda rata (60%), da versare entro il 30 novembre

Il pagamento della cedolare secca avviene tramite acconto e saldo. L’acconto prevede una prima rata (40%) da pagare entro il 30 giugno (o 30 luglio con maggiorazione 0,40%) e una seconda rata (60%), da versare entro il 30 novembre, data prevista anche per il pagamento in un’unica soluzione. Per il saldo si devono rispettare i termini previsti per l’IRPEF.

Per poter pagare la cedolare secca si devono effettuare le somme dovute con modello F24 o tramite i servizi online dell’Agenzia delle Entrate. Nel caso di F24 i codici sono i seguenti:

  • 1840: cedolare secca locazioni – acconto prima rata
  • 1841: cedolare secca locazioni – acconto seconda rata o unica soluzione
  • 1842: cedolare secca locazioni – saldo

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